Maison Caron

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Maison Caron (Ph. bcr)

Sono a Parigi al numero 90 di rue du Faubourg Saint Honoré dove sorge la Maison Caron. Ogni mio viaggio è una specie di pellegrinaggio, quasi una via Crucis. Mi prefiggo delle tappe in un mio percorso senti-mentale, sentimento e mente si abbracciano, si mordono per poi fondersi nuovamente. La Maison Caron fa parte di queste tappe. L’intenzione è quella di regalare un profumo a mio figlio, Coup de fouet, un altro sassolino lasciato cadere nel sentiero del bosco. E’ una fragranza nata nel 1954 che contiene note di rosa, pepe, muschio, garofano, agrumi ed era il suo profumo, inconfondibile. Entrare in quel posto ha avuto il significato di entrare in un tempio. La Maison è un luogo di charme indescrivibile.

Caron

I profumi sono esposti come gioielli in vetrine scintillanti, qualche capo di abbigliamento è disposto con garbo, pare di essere in un museo più che in un negozio, nulla a che vedere con una ‘banale’ profumeria. E poi i prodotti legati alla cosmesi, al make up… e le impareggiabili poudres libre di Caron. Nel 1904, quando venne inaugurata, la Maison francese sviluppò un processo segreto che diede vita alla cipria in polvere libera più sottile e volatile conosciuta al mondo: La Poudre Caron, caratterizzata da un confanetto dorato, elegante come un gioiello, esposto in bella mostra sulle toilettes delle donne più sofisticate, e una texture fine e impalpabile. Contrassegnata con il logo EPV (Entreprise du Patrimoine Vivant) viene prodotta ancora oggi nei dintorni di Parigi, grazie a un processo artigianale rimasto segreto, e racchiude al suo interno preziosi minerali naturali, che vengono macinati, setacciati e mescolati più volte, fino ad ottenere una polvere libera, finissima e impalpabile.

n'aimez que moi caron

Ho immaginato raffinate signore sedute davanti allo specchio ad incipriarsi il volto con grazia e pazienza.

cipria

Gesti lenti, mani curate, il tempo si dilata. La vestaglia di seta color panna, i capelli color platino acconciati in onde morbide, tenute ferme da una miscela di acqua e zucchero, l’incarnato diafano. Lo specchio. Mi vedo riflessa in una vetrina e devo ritornare lì, davanti al commesso che aspetta paziente che gli spieghi il motivo per il quale sto cercando proprio quel profumo. Cerco tracce di ciò che ormai è perduto, ricompongo puzzles con pezzi di cuore. Coup de fouet? Eccolo!

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Il resto è stato un’onda, niente più che un’onda, un hymne.