Contro_viale.

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Gustav Klimt, Lady with a muff, 1916

Insomma che questo controviale che percorro in bicicletta o in auto, dipende dal tempo e dall’ora, è ormai diventato luogo d’incontri, occasione per riflettere. Basta osservare con l’intento di capire quello che sta succedendo. Erano le 8 del mattino o poco più, ferma al semaforo sento un vociare lontano aumentare d’intensità, mi volto e vedo una coppia attraversare il corso: lui sbraitava concitato in arabo, ma al di là delle parole che ovviamente non ho capito, il tono era quello incazzato di un uomo che stava sgridando la moglie. Lui camminava poco più avanti, lei lo seguiva con il carrello del supermercato pieno di borse, la testa bassa, incassava e taceva. In un primo momento ho pensato che stessero litigando per la spesa, ma quando hanno attraversato le strisce pedonali davanti a me e si sono avvicinati ai bidoni dell’immondizia parcheggiati a lato della strada, ho capito che il contenuto di quelle borse doveva essere il risultato di una “pesca miracolosa” iniziata all’alba. Con una mano ha spinto la donna contro il muro della casa, come dire: “Non sei nemmeno buona a fare questo!”. Lei non aveva neppure il coraggio di alzare la testa mentre lui alzava e abbassava i coperchi dei contenitori di metallo senza accennare minimamente a smettere di gridare. La scena è durata pochi attimi, il tempo di un semaforo, il tempo di abbassare il finestrino elettrico della mia macchina e inveire: “Ma che cosa gridi, cretino! Non vedi che razza di vita di merda le stai facendo fare e ancora urli?!” e a lei:”E tu vattene! La vita non è questa!” Sicuramente nessuno dei due ha compreso una sola parola di ciò che ho gridato, ma lui è stato zitto, il tempo di realizzare che: A – ero una donna, B – stavo urlando più di lui. Quello che è successo dopo non lo so, ho avuto anche paura che mi rincorresse, ma mi sono complimentata con me stessa per aver reagito. Pochi isolati più avanti, sul marciapiede, una figlia ed una madre camminavano una dietro l’altra, come le processionarie. La figlia, elegante nel suo tubino blu e scarpe con il tacco alto, teneva per il braccio la madre e la rimbrottava, aveva il viso tirato, era nervosa, si capiva dal passo veloce e dalla fatica che la bambola di pezza mostrava nel seguirla. Ho solo colto qualche parola: “Se vuoi mangiare quello che ti ho preso, bene, sennò stai senza!”. La madre avanzava sulle gambe tremolanti come quel filo di voce incomprensibile. Poi è scattato il semaforo e sono ripartita. Ho pensato a quante volte quella madre avrà imboccato la sua bambina che faceva i capricci, alla sua pazienza nel crescerla, con amore e dedizione. La vita è ingiusta. Bisognerebbe davvero che la nostra esistenza fosse al contrario, come auspicava quel genio di Woody Allen:  “Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo”.

Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, vi starete chiedendo, forse, che cosa abbia a che fare l’opera di Klimt con il mio testo… beh, ho immaginato che la vecchia madre da giovane fosse bellissima ed affascinante come la Lady with a muff del quadro, con quegli occhi intriganti che la figlia in carriera tanto vorrebbe aver preso da lei… una piccola, insignificante rivalsa.