La terra non fa male.

Natalia Drepina chiave

Ph. Natalia Drepina

Come se avessi vissuto in una buca, sotterrata dal peso di pensieri ed infelicità continue, una manciata di terra dopo l’altra, privata poco alla volta delle mie facoltà. Non importa se non ti puoi muovere, cristallizzata nell’ultimo gesto compiuto per amore, aggiungo terra, non ti preoccupare amore mio. A che ti serve il tatto? Sei così bella nella tua immobilità. Posso compiere solo piccoli, impercettibili movimenti, un dito del piede, della mano, la spalla. Meno sempre meno. E’ questo che vuoi? Aggiungi terra. Non posso più aprire la bocca. Taccio. A che ti servono le mie parole, non le hai mai ascoltate. Eppure adoravi la mia pelle, la mia voce. Silenzio. Niente cibo. Non ho più fame, non ho più sete. Non importa se non puoi mangiare né bere, cristallizzata nell’ultimo sorso ingoiato per amore, aggiungo terra, non ti preoccupare amore mio. Sei così bella mentre muori di inedia. Mi sta stretta questa mia nuova casa con vista sull’inferno. Rivivo ogni istante della nostra storia d’amore. Ma tu butti terra… ancora. I suoni. Non sento più i suoni, non sento più la tua voce. Sei uscito? Non mi posso voltare, non ti posso cercare. Non l’ho mai potuto fare. Le tue bugie, le mie bugie. Abbiamo vissuto anni nascosti sotto un enorme telo bianco e nero e bianco e nero. Le nostre risposte erano quelle che volevamo sentire l’uno dall’altra. Ora più nulla. Non sento più nemmeno i rumori della nostra casa. I rumori così rasserenanti della nostra casa. Tu che ti trascini stanco da una stanza all’altra. I tuoi sbadigli. Il tuo modo di russare. Di mangiare. Di bere. Di pisciare. Di rantolare. Amavo tutto di te, ogni tua più piccola emissione, espansione. Odiavo tutto di te, ogni tua più piccola omissione. Silenzio. La terra non fa rumore, respira lentamente, insieme a me. Inspira, espira. Ma la terra pesa e il silenzio pesa più della terra. Non importa se non puoi sentire, cristallizzata nell’ultimo mio gemito emesso per amore, aggiungo terra, non ti preoccupare amore mio. Sei così bella nella tua sordità. E tu butti terra. Ancora terra. Ormai bastano pochi cucchiai, peggiora tutto così velocemente. I miei sensi. Il senso. La luce. S’è fatto buio qui dentro, amore mio. Accendi la luce, te lo vorrei dire, non posso parlare, la mia bocca è chiusa, secca. La luce, fammi luce, dammi luce. No, non capisci i miei segnali di essere pietrificato. Non li hai mai capiti neppure quando urlavo, neppure quando ti lanciavo addosso i brandelli della nostra vita fatta a pezzi. E’ buio. Gli occhi mi bruciano. Non scendono più lacrime nella clessidra per segnare il passaggio di un altro dolore.